Ascoli, Sabato la città festeggia il Patrono Sant’Emidio e in Cattedrale brillerà la nuova Cripta appena restaurata
Sabato 5 agosto la città di Ascoli festeggerà il Patrono Sant’Emidio e in Cattedrale brillerà la nuova cripta appena restaurata. L’opera di restauro è iniziata nel febbraio del 2019 ed è stata eseguita dai tecnici Dario Di Flavio e Daniela Lenzi sul progetto del restauratore Rino Altero Angelini, scomparso nel 2020, e sotto la guida del direttore architetto Daniele Di Flavio. Ed in quasi quattro anni le scoperte si sono susseguite senza sosta.
La felice intuizione del compianto Don Angelo Ciancotti, con il suo immenso amore per la bellezza e l’arte portatrici di bontà divina, appoggiato dall’allora Vescovo Mons. Giovanni D’Ercole che sognava di creare un polo espositivo e culturale formato dalla Cattedrale e dal Museo Diocesano da lui ampliato nel palazzo episcopale, ha permesso che venisse svelata la più importante opera medievale ancora esistente nel complesso del Duomo. Grazie al generoso contributo della Fondazione Carisap, dopo ben quattro lunghi anni di lavori, hanno rivisto la luce gli antichi affreschi che, per puro capriccio stilistico, furono completamente nascosti nel XVIII sec.
I lavori terminati con l’appoggio del nuovo parroco Don Luigi Nardi e con la benedizione del Vescovo Gianpiero Palmieri, hanno restituito alla città un’opera che farà riscrivere parte della storia della pittura ascolana, donandole una attrattiva culturale e perché no, turistica, inaspettata. I lavori, sotto l’attento controllo della soprintendenza delle Marche, nella figura del dott. Pierluigi Moriconi, furono affidati al restauratore Rino Altero Angelini, anche lui prematuramente scomparso e ai suoi collaboratori Dario Di Flavio e Daniela Lenzi. Questi ultimi, nell’ultima parte, sotto la supervisione della Dott.ssa Rossana Allegri hanno portato a termine con paziente maestria i lavori di restauro e riscoperta dell’intero complesso della cripta. Si è occupato della direzione dei lavori l’Arch. Daniele Di Flavio che ha provveduto alle indicazioni per alcuni puntuali interventi di consolidamento ed è tuttora impegnato nel progetto di apertura al pubblico di un percorso archeologico nel limitrofo cimitero ipogeo.
Stonacare quindi svelare e scoprire questo luogo, ha significato rileggere e rivedere tutta la storia, ritrovarne l’essenza, restituirne l’identità sacra. Gli attenti, scrupolosi ed accurati lavori di restauro hanno evidenziato sulle volte, sotto gli intonaci settecenteschi, diversi livelli di stratificazioni che testimoniano la memoria di uomini la cui forte devozione era stata capace di trasfigurare e cambiare ogni superficie semplicemente dipingendo sulle pareti il proprio credo; il primo strato, di colore neutro, sul quale sono state dipinte, stelle rosse e nere ad otto punte (simboli mariani) e fiori ad otto petali in sequenze ben ordinate, ricoperte poi, nel XIV secolo, da raffigurazioni di Santi. L’antica cripta si presentava come una volta stellata su fondo chiaro a ribadire l’antica intitolazione della Cattedrale a Santa Maria Madre di Dio. Il lato Nord con stelle rosse in sequenze ben ordinate ed il lato sud con stelle nere tranne che nelle volte di entrata all’abside di destra, dove ricompaiono le stelle rosse. Nella volta centrale le stesse stelle rosse sono sostituite da un ricco ed unico decoro a girali fitomorfi rossi. La struttura delle volte, contrariamente a quanto fatto credere dalle sovrastrutture settecentesche, non è a crociera ma è costituita da una più antica volta a vela realizzata in muratura a sacco di pietra che poggia su archi a blocchi di travertino. In alcune vele, le lacune dell’intonaco affrescato hanno permesso di osservare la presenza di sinopie (disegni preparatori per la pittura a fresco), realizzate direttamente sullo strato più antico delle stelle. Le sinopie rinvenute mostrano l’utilizzo di diversi colori: rosso, verde, giallo, blu e nero. Si possono decodificare simboli, forme e segni di una vita terrena tesa al bisogno dell’infinito, del sentimento cristiano, rappresentato da Angeli, Arcangeli, Serafini e dalla raffinata raffigurazione pittorica della Vergine, di Cristo e dei Santi. I Santi, incorniciati da elementi decorativi, sono stati affrescati nei quattro spazi in cui le volte più grandi sono state divise.
Le figure sono tagliate all’altezza della vita e si guardano tra loro a coppie. Si evince una grande forza espressiva nei personaggi, tutti con occhi “penetranti” quasi iconici. Raramente le figure sono state realizzate con gli attributi iconografici caratteristici dei Santi e l’identità di questi è stata scoperta solo perché attorno ad alcune raffigurazioni è stato possibile recuperare iscrizioni dipinte a caratteri gotici. L’alfabeto adoperato in questi “tituli” è il gotico maiuscolo, databile tra il XIII ed il XIV secolo. Gli archi e i sottarchi sono quasi tutti dipinti a secco, sopra lo strato antico delle stelle, tranne gli archi delle due absidi dipinti ad affresco e con raffinate fantasie. Si ripetono motivi geomorfi e fitomorfi, alcuni con caratteristiche uniche. La cripta è divisibile in tre blocchi di dimensioni molto simili: le due ali con absidine e la parte centrale dove è custodito il corpo di Sant’Emidio. Le strutture più antiche riguardano le due ali della cripta; il blocco centrale fu distrutto e ricostruito ad una altezza maggiore nel 1700.
È di particolare importanza e rarità il numero di Santi ritrovati dipinti su tutte le volte delle zone antiche. Si può stimare il numero di 65-75 Santi raffigurati su ogni blocco che fa salire il numero complessivo a circa 130-150 figure senza considerare il blocco centrale non più esistente. Tenendo presente che sono state ritrovate tracce di pittura anche su tutte le pareti della cripta, si può immaginare che le figure dei Santi potessero superare di gran numero le 200 rappresentazioni in tutta la cripta.
Nel lato sinistro (lato nord), gli affreschi, si muovono a spirale intorno alla volta nella quale sono raffigurati la Madonna, il Cristo e probabilmente altre due figure femminili non riconoscibili.
I sottarchi di questa volta sono gli unici ad essere decorati con stelle di David a confermare la presenza di Gesù.
Il movimento a spirale parte dalle volte più piccole, davanti all’abside, dove sono rappresentate figure angeliche simbolicamente molto importanti: un probabile San Michele Arcangelo in veste ecclesiastica, seguito da due Serafini, uno con occhi di pavone sulle ali e l’altro con ali fiammeggianti.
I Serafini sono angeli con sei ali che nella gerarchia angelica occupano il posto più potente e vicino al trono di Dio.
La loro simbologia, rara e preziosa, fa pensare che questo punto della cripta meritava una protezione particolare data la sua importanza.
Nelle volte successive si susseguono altre quattro figure di Angeli, Profeti, monaci (probabilmente i Padri orientali della Chiesa), Vescovi con pelle scura, Santi degli ordini monastici principali (S. Benedetto, S. Francesco, S. Domenico e S. Bernardo) Santi in abiti medievali della metà del trecento (quattro maschi e quattro donne), fino ad arrivare alla volta con il Cristo e la Madonna.
Nelle quattro volte esterne a questo primo nucleo si possono osservare sinopie, un tetramorfo ed altri Santi tra i quali San Nicola da Tolentino.
Di particolare importanza è la comparsa, in questo lato, di uno stemma con un leone rampante rosso su fondo bianco.
Questo stemma sarà poi presente in quasi tutte le volte del lato Sud della cripta.
Nel lato Sud della cripta, nella prima fascia di volte, sono raffigurati i dodici apostoli.
Dopo questo primo nucleo di Santi si può notare visivamente un cambio di esecuzione artistica.
Scompaiono i decori fitomorfi sugli archi, i fondi diventano neri e compaiono decorazioni di stelle a sei e otto punte.
Le pitture ben conservate mostrano sicuramente un cambio di manovalanza.
Una volta particolarmente raffinata nei decori e nelle raffigurazioni è quella dei Dottori della chiesa: Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, San Gregorio Magno e San Girolamo.
Questa volta è circondata ai lati da altre due volte con decorazioni simili, ma meno complesse, nelle quali sono rappresentati Santi francesi in abiti medievali, un re una regina (forse San Luigi IX e la consorte Santa Margherita di Provenza) San Pietro martire, San Tommaso d’Aquino ed un’altra Santa.
Un caso particolare è quello dell’unica figura senza aureola che compare nella parte centrale del lato Sud: questa figura rappresenta un uomo in abiti signorili che porge qualcosa ad un grande Santo con ricco abito vescovile, con buona approssimazione identificabile con Sant’ Emidio.
Il signore medievale è circondato da San Damiano, Sant’Elena e forse San Ciro.
Questa figura, con un ampio mantello e berretto, è molto probabilmente il ritratto del finanziatore delle pitture nonché “proprietario” dello stemma raffigurato nelle volte: tra le ipotesi, si fa il nome di Doris de Morontis che fu Podestà e Capitano della città di Ascoli nel XIV sec.
Nelle altre volte compaiono particolari figure di Santi inscritti in forme circolari, dei cicli con le storie di San Nicola di Bari ed evangelisti rappresentati nella loro forma umana.
Sicuramente le due absidine costituiscono le aree più antiche di tutta la cripta sia per struttura che per apparato decorativo.
L’absidina del lato Sud (parte destra) conserva tre rappresentazioni di eccezionale rarità.
Nella volta centrale all’abside, nello strato più antico con fondo chiaro, sono affrescate piccole stelle rosse ad otto punte inscritte in un cerchio inciso e nello stesso spazio un agnello con croce astile in una cornice circolare e la mano di Dio, iscritta in un semicerchio, che benedice in direzione dell’Agnello, alla bizantina.
Gli angoli della volta sono decorati con tre foglie verdi di acanto stilizzate.
Sopra questo strato probabilmente nel XIV secolo sono state aggiunte quattro figure di Santi agli angoli senza coprire l’Agnello e la mano di Dio.
Nella volta terminale dell’abside è comparsa una raffigurazione alquanto rara di un Sol Invictus; un profilo classico realizzato con colore rosso iscritto in un cerchio che racchiude la simbologia del sole e della luna.
Il volto rivolge il suo sguardo verso la mano di Dio e l’Agnello ad indicare un cammino che va dal paganesimo al cristianesimo.
Il Sol Invictus era utilizzato dai primi cristiani Come raffigurazione di Gesù.
A confermare l’identificazione di questa immagine con Cristo, nello strato trecentesco sovrastante quello più antico, sono state rintracciate stelle di David.
Gli ultimi ritrovamenti eccezionali, sono avvenuti nella parete del lato nord della cripta nel lato rivolto verso il battistero di San Giovanni, al di sotto delle due aperture esterne cinquecentesche.
Dietro la parete, alla quale era appoggiato il cenotafio di Costanzo Malaspina e sotto le finestre installate tra il 1993 e il 1994, eseguendo dei sondaggi, si è scoperta l’antica struttura della cripta.
Spostato il cenotafio e demolite tutte le mura costruite tra il 1500 e il 1800, è tornato alla luce un apparato tombale sacralizzato da almeno tre strati pittorici di notevole pregio ed importanza.
La chiusura delle due grandi tombe a parete, con lastre di epoca romana di grandi dimensioni, si può far risalire quasi certamente all’anno mille, le sepolture, in esso contenute, potrebbero anche essere antecedenti.
Nei secoli tutta la parete è stata rivestita da pitture di Santi che si sono stratificate in almeno tre livelli pittorici: il livello più antico, probabilmente risalente all’abbellimento della cripta da parte del Vescovo Bernardo II, è di colore chiaro, lo stesso dello sfondo delle stelle; nel secondo strato sono state affrescate sequenze di Santi e Madonne probabilmente databili al XIII secolo; il terzo strato ripercorre la stessa modalità rappresentativa di Santi e Madonne con uno stile trecentesco.
La particolarità è data dal fatto che sulla stessa parete sono dipinte sei Madonne: due Madonne in trono, una annunciazione e ben tre Madonne del latte tra cui la più preziosa, raffinata e grande, all’angolo della parete, arricchita da una predella affrescata con piccole figure di Santi, in uno stile quasi amanuense, che ripetono la sequenza di presentazione di Sant’Emidio alla Madonna insieme a San Giovanni Battista.
Di notevole importanza è anche la rappresentazione di un San Francesco, probabilmente della seconda metà del 1200, la sua raffigurazione iconografica richiama il ritratto del Santo presente al Sacro Speco, ponendolo per questo tra le più antiche immagini del Santo esistenti.
Caratteristica unica e rara è il gesto che il Santo compie con la mano sinistra, mentre nella destra trattiene un libro.
La cripta, aperta ai fedeli, era destinata nel primo medioevo alla conservazione di reliquie sacre, vi erano inumati martiri e Santi e accoglieva i pellegrini in cerca di rifugio. L’apparato tombale tornato alla luce, è arricchito di affreschi che si pongono come unici in tutto il contesto iconografico marchigiano.
Dario Di Flavio dedica un pensiero:
Mi definisco un artista prestato al restauro.
Amo la creazione e l’arte come manifestazione di una bellezza che vive nelle profonde altezze del cuore umano e non vive dei moderni e vuoti sforzi intellettuali, volti a giustificare un segno, un gesto, un colore o un pensiero.
In questi quattro anni di lavori, sono stati tanti i pensieri che hanno attraversato la mia mente e il mio cuore.
Grande è stato lo stupore per gli stupendi ritrovamenti, per i colori che riprendevano possesso del buio della cripta, per le figure e i decori che a sorpresa si facevano scoprire in ogni volta.
Ripensando a tutto questo, il mio cuore può solo meravigliarsi immaginando come poteva essere viva la cripta nel periodo medievale. I colori che oggi vediamo e che qualcuno definisce troppo vivaci, sono invece molto tenui rispetto ai colori della cripta nel medioevo, per il semplice fatto che la calce ha spento il tono che il colore aveva all’origine.
Questi colori erano l’anima della cripta e della Chiesa nel medioevo. Pensare a quanta fede, a quante preghiere ed a quanta ammirazione le persone dedicavano a questo luogo mi riempie il cuore.
Quante mamme avranno pregato chiedendo un aiuto alle Madonne del latte e quante persone avranno ammirato i Santi invocando la loro intercessione e cercando di imitare la loro perfezione di vita.
I tempi antichi, i tempi di quelle persone non sono i nostri tempi.
Quelle figure erano gli esempi da seguire per l’uomo, e certamente, a differenza di oggi, anche la persona più ignorante e con il cuore più chiuso aveva in se stessa il “timore di Dio”.
Oggi ammiriamo queste immagini come fossero figurine del passato appartenenti a un vecchio album di giocatori, rimasugli affascinanti di un’epoca.
Dimentichiamo che l’uomo ha il potere di lasciare la sua memoria nelle mura degli edifici e nei luoghi.
Non sentiamo e non ci accorgiamo della potenza dei simboli, della forza di uno sguardo e del vero significato di un gesto.
La Cripta è l’insieme di tutte queste cose, oltre che la manifestazione di un grande progetto di fede e di arte.
Ringrazio Dio di avermi donato l’amicizia e la stima di Don Angelo Ciancotti, lo porto sempre vivo nel mio cuore.
S.E. il Vescovo Palmieri ha fortemente voluto una presentazione pubblica del restauro e la cerimonia si è svolta sotto la direzione del parroco Don Luigi Nardi alla presenza di tutte le autorità e dei tecnici che hanno illustrato le fasi delle lavorazioni sabato 25 febbraio 2023. La popolazione ascolana ha risposto in maniera entusiasta riempiendo ogni oltre aspettativa la Cattedrale, segno dell’amore per il Patrono Sant’Emidio e per le opere che ne celebrano la memoria.
Dario Di Flavio – Daniela Lenzi – Daniele Di Flavio